Il Divinamore. Oltre il cerchio della luce e dell'ombra by Lorenzo Squinzi Gatti

Il Divinamore. Oltre il cerchio della luce e dell'ombra by Lorenzo Squinzi Gatti

autore:Lorenzo Squinzi Gatti [Lorenzo Squinzi Gatti]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Historical, General
ISBN: 9791255040583
Google: y6XfzwEACAAJ
editore: Aurora Boreale
pubblicato: 2023-05-01T22:00:00+00:00


La delusione ed il dolore dietro un viso inespressivo salirono come un vapore denso e scuro, che soffocò ogni sentimento di amore.

Si sentì tradita.

Il biglietto recava le seguenti parole: “Sono stata informata del tuo prossimo fidanzamento. Mi hai mentito. Addio. M.L.”.

Raffaello la attendeva in bottega. Invano.

Finì le sue incombenze e decise di recarsi al suo appartamento.

Nella sua mente un solo e continuo pensiero: che cosa può esserle successo. Non è mai accaduto prima.

La porta era socchiusa. La aprì e vide le chiavi di casa ed un biglietto sul tavolo.

Si avventò sul biglietto. Non era niente di buono.

Lo lesse ad alta voce. Ogni parola era una pugnalata che lentamente lo trafiggeva. Si sedette sulla sedia e si prese la testa fra le mani.

Quel senso di vuoto, di respiro soffocato, di vertigine fredda, che da bambino aveva provato alla scomparsa della madre gli tornò tutto di un colpo. Si accasciò sul tavolo.

Per qualche minuto si addormentò, quasi volesse risvegliarsi in un altro sogno, scacciando quell’incubo, che non voleva accettare.

Riaprì gli occhi. Non era cambiato nulla. Lei non c’era più. Decise di andare a riprendersela.

Si diresse verso un carro vicino alla bottega e si fece condurre in Via Santa Dorotea.

La bottega del forno era aperta.

Si presentò il Luti che in malo modo lo cacciò fuori, intimandogli di non farsi più vedere. Uscendo guardò quella finestra ad arco acuto. Era tutto chiuso, sbarrato.

Quella sera decise di non tornare a casa.

Andò in una vecchia taverna dove c’era una gran mescita di vino ad ubriacarsi vicino alla Porta Settimiana.

Venne riconosciuto da un avventore, che aveva beneficiato della sua famosa generosità.

Fu aiutato a tornare a casa.

Giulio Romano venne avvertito da uno dei frequentatori di quella taverna e decise prima di andare a casa del pittore a cercare un compagno, per poi recuperare il pittore oramai ubriaco fradicio in modo discreto, senza farlo sapere a tutti i lavoranti. Lì era sopraggiunto anche Andrea, che stava cercando Raffaello dopo la sua scomparsa dalla bottega.

I due recuperarono il maestro e lo aiutarono ad infilarsi a letto, dopo aver ricompensato con un soldo d’oro il misericordioso informatore.

Raffaello si chiuse in casa.

I due fidi collaboratori pensarono a curarlo ed a procedere con i lavori previsti dalle commesse a Villa Chigi e negli appartamenti papali. Il giovane maestro si lasciò andare all’inedia.

Il suo sguardo sapiente della bellezza si era spento.

I due allievi e collaboratori cercarono in ogni modo di ridestare il suo interesse per il mondo.

La risposta era sempre un “andate voi, state facendo un buon lavoro. Non c’è bisogno di me”. Il suo appartamento fu un via vai di giorno dei suoi più stretti collaboratori. Discussioni, disegni preparatori, nuove proposte, nuove richieste da parte di nuovi clienti.

Nulla lo scuoteva. Neanche l’invito a corte. Si diede malato.

Agostino Chigi, suo amico sincero, era molto preoccupato che quel giovane uomo di straordinario ingegno potesse perdersi irrimediabilmente.

Non poteva seguitare a nascondersi. Avrebbe vanificato anni di duro lavoro e avrebbe compromesso la sua grande reputazione.

D’accordo con Andrea un giorno si presentò al cospetto dell’artista malato. Lo convinse ad uscire dal letto, da cui non si alzava più da giorni.



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